di Luca Algieri, Stefano De Carlo e Pasquale De Rose.
Da Venerdì 14 a Domenica 16 Ottobre si è svolta la quarta edizione del Maker Faire Roma, l’appuntamento europeo di una delle più grandi fiere di innovazione al mondo e al quale l’Hacklab non poteva mancare. Anche quest’anno il movimento maker ha riempito l’evento di contenuti, invenzioni, startup, ibridi tra tecnologia e arte, e offerto una valvola di sfogo a progetti di ricerca di molte istituzioni universitarie, che per un weekend hanno trovato il modo di esporre i loro risultati e work in progress al di fuori di un ambito puramente accademico. In questo resoconto della 3 giorni vi proponiamo ciò che più ci ha colpito, ma con una doverosa premessa: ci siamo concentrati principalmente sui padiglioni Move, Interaction e Fabrication.
Ono: stampa in 3D con lo schermo del cellulare
Partita da Kickstarter, Ono è la prima stampante 3D di tipo SLA che utilizza lo smartphone come elemento di irraggiamento DLP per effettuare la cristallizzazione della resina. La stampante è composta da un cassettino in cui viene versata la resina e il cui fondo è trasparente poiché viene posto sopra lo schermo dello smartphone. Il tutto è chiuso in un box sigillato “in stile camera oscura” in modo non avere influenze di luce esterna durante la stampa. Oltre alla stampante viene fornita anche un’app per Android/iOS che gestisce l’intero processo di stampa, dal caricamento del pezzo allo slicing, oltre che alla gestione dell’irraggiamento della resina durante la stampa.
Nazzabot, un metro cubo in tutta stabilità
Progetto completamente open source e open hardware di Edoardo Mazzaracchio per la più grande Stampante 3D di tipo galileiano, con un’area di stampa di un metro per lato.
Il tipo di struttura e il numero estremamente ridotto e selezionato di componenti permette di variare facilmente le dimensioni adattandole alle necessità e allo spazio a disposizione, consentendo di ingrandirla o ridurla sia in senso complessivo che per singolo asse.
Efesto, sperimentazioni in corso sulla stampa metallica
Progetto estremamente ambizioso che abbina una stampante 3D di tipo tradizionale (FDM) a materiali resistenti alle alte temperature come il grafene o la grafite per isolare la struttura della stampante dalle alte temperature generate all’interno dell’ugello in ceramica. Il sistema di riscaldamento a induzione è in grado di fondere metalli come acciaio inox e rame.
MK2, l’ultima meraviglia di Josef Prusa
È stata presentata dallo stesso Prusa in persona, uno dei maggiori artefici dello sviluppo delle stampanti di tipo RepRap che da lui prendono il nome. La nuova evoluzione della Prusa i3, denominata MK2, aumenta le dimensioni dell’area di stampa in combinazione con un sistema di feeding di 4 filamenti differenti, che la rende capace di stampare contemporaneamente in colori o materiali diversi. Il sistema a 4 filamenti è disponibile anche come upgrade kit per chi possiede una Prusa i3.
DWS spinge la stampa a resina
Allo stand della DWS erano presenti una serie di stampanti con tecnologia SLA e soluzioni di varia grandezza orientate a produzione di oggetti di elevata precisione grazie alla possibilità di usare resine con caratteristiche differenti, da quelle particolarmente resistenti a quelle ultra flessibili, fino a quelle adatte per usi medicali.
In tandem con il loro stand c’era un negozio di ottica che presentava montature personalizzate stampate con i modelli DWS.
Polyshaper, CNC al polistirolo
Una CNC in grado di modellare il polistirene in forme estremamente complesse. Polyshaper utilizza una punta formata da un filo incandescente con “forma a U” capace di ruotare a 360 gradi. A differenza delle tecnologie attualmente esistenti, la rotazione consente di tagliare il polistirolo ad angoli variabili, aumentano le possibilità consentite dalla macchina ma anche la complessità nella traduzione da forma 3D a movimenti della CNC. Non si tratta della classica operazione di “slicing” delle stampanti 3D ed è stato necessario sviluppare estensioni agli attuali firmware e software di generazione del gcode. È stata sviluppata anche una modalità a doppia passata che consente di “scolpire” e rimuovere il grosso del materiale prima della rifinitura finale. Il progetto è rilasciato sotto la licenza Open Hardware 1.2 prodotta dal CERN.
Kentstrapper, stampa 3D all’italiana
Anche una delle prime aziende nate in Italia intorno alla stampante 3D e al mondo makers era presente in fiera, con quasi tutta la gamma dei propri modelli che fanno ampio uso di telai stampati al laser cutter.
La famiglia fiorentina dei Cantini ha trasformato la passione in attività lavorativa, orientata all’assistenza e alla vendita di stampanti 3D da loro stessi progettate sotto il nome di Kentstrapper (un mix tra il cognome Cantini, Kents e “rapper”, per marcarne l’appartenenza al mondo RepRap), rilasciate con licenza Creative Commons con clausola non-commerciale.
MarlinKimbra & MK4due, flusso canalizzatore open hardware
Progetto che ha portato avanti un firmware per stampanti 3D derivato dall’originale Marlin inserendo elementi interessanti come l’autolivellamento del piatto di stampa.
Di particolare effetto soprattutto l’estrusore multifilamento chiamato “Flux Capacitor” o flusso canalizzatore che prende spunto dal film Ritorno al Futuro.
Questo tipo di estrusore può gestire fino a 6 filamenti diversi, coordinati per essere spinti alternativamente nell’ugello per avere stampe di colori e materiali differenti.
BiCube, stampante a doppia tecnologia
BiCube è un interessante progetto che propone una soluzione compatta con cui avere a disposizione 2 diverse tipologie di stampanti 3D nello stesso case. Da un lato infatti è presente la classica stampante a tecnologia FDM, con cui è possibile stampare i pezzi plastici necessari per costruire una stampante a tecnologia SLA da assemblare sul lato opposto (uno scenario che viene descritto come stampante autoimplementabile). La stampante viene fornita col solo lato FDM completo, mentre le parti meccaniche e il laser da 405nm per completare il lato SLA vanno reperite autonomamente.
WASP, la stampante edile
Anche quest’anno l’italiana WASP, le cui stampanti sono basate su un sistema di movimenti a coordinate polari, era presente con stampanti di varie misure. Con questo tipo di struttura è possibile stampare, a parità di base, oggetti più alti rispetto alle stampanti basate su movimento a coordinate cartesiane. Sicuramente la realizzazione di maggiore impatto è stata quella posta all’ingresso della Fiera, dell’altezza di 12 metri e capace di stampare in argilla, dai semplici oggetti a un intero muro.
Autoproduzione del filamento con Felfil Evo e Filamaker
Felfil Evo è una macchina basata su Arduino, open source e open hardware, in grado di recuperare il PLA derivante da stampe interrotte o pezzi malriusciti, permettendo di evitare inutili sprechi. Il materiale plastico ridotto in pellet viene inserito in un convogliatore e da qui inviato a un ugello riscaldato dal quale esce il PLA rigenerato nel classico formato a “filo” (sbobinato) con sezione da 1,75 mm.
Filamaker produceva una soluzione completa per la produzione autonoma del filamento PLA/ABS per la stampa 3D a partire dagli scarti, ma all’inizio di quest’anno è stata presa la decisione di riorganizzarsi e di deviare tutti i pochi fondi sullo sviluppo dei trituratori, lasciando perdere per il momento l’estrusore. I loro trituratori sono presenti in più dimensioni e sono in grado di sminuzzare anche grossi blocchi di qualunque materiale plastico, con un po’ di olio di gomito e a costi contenuti. La decisione sta pagando e il loro hardware sta acquisendo popolarità, ad esempio in scuole e università che necessitano di piccoli campioni per le loro analisi.
Smart Torvy: Home automation in mesh
Due studenti dell’Università di Tor Vergata stanno dietro a Smart Torvy, una piattaforma di home automation completamente open source e open hardware, dal frontend di controllo (realizzato in material design) fino alla board Torvy One, passando per i design delle enclosure (stampabili in 3D e personalizzabili). Il principale pregio del sistema sono i costi molto bassi (29 euro) e i risparmi energetici, dovuti alla scelta di progettare la board attorno a un chipset con supporto a ZigBee. Il protocollo permette agli attuatori e sensori di Smart Torvy di formare in maniera semplice e automatica una rete “delle cose” mesh. Di particolare interesse è stata l’attenzione alla sicurezza e alla privacy, un aspetto ampiamente criticato nel settore IoT: il traffico tra i sensori è criptato e tutta l’elaborazione dei dati è client-side.
1Sheeld: smartphone al servizio di Arduino
Questa shield tuttofare per Arduino è in realtà un semplice controller Bluetooth: la vera chicca è compiuta in combinazione con l’applicazione per Android e iOS, che trasforma la pletora di sensori e funzionalità presenti sul proprio smartphone in oltre 40shield virtuali programmabili attraverso il normale IDE Arduino. GPS, riconoscimento vocale, prossimità, giroscopio, accelerometro, luminosità e altro ancora. La shield (come si chiama in gergo la scheda aggiuntiva con cui si estende una board Arduino) è bidirezionale e permette anche di utilizzare i dati provenienti dalla board Arduino e comunicarli al telefono per ampliare il range di applicazioni possibili. Molto azzeccata la demo: uno smartphone ancorato a un guanto di pelle, utilizzato per manovrare un braccio meccanico con una precisione veramente discreta.
Chi prototipa i prototipatori? Alligator
Le board di controllo più popolari per la stampa, come la Sanguinololu o la RAMPS, sono un compromesso tra costi, applicazioni specifiche (ad esempio sul numero di motori ed estrusori) ed espandibilità. La board Alligator non è niente di tutto ciò: si tratta della soluzione più completa a disposizione per chi vuole produrre stampanti 3D, in termini di connessioni, carico supportato e potenza di elaborazione. Molte delle stampanti 3D che introducevano nuovi concetti o implementazioni alternative si basano su questa board, anch’essa open source/hardware, che integra ogni genere di comodità per i maker: di particolare effetto la disponibilità di una connessione Ethernet e la possibilità di integrare via GPIO una RaspberryPI e creare una stazione di stampa praticamente autonoma.
Dany Board, completa piattaforma IoT
Simile a quanto visto in altre piattaforme, come Arduino Yun o Raspberry Pi, DanyBoard M0 è una board adatta allo sviluppo di applicazioni IoT pensata da Giuseppe Caccavale. Il prototipo monta un processore Atmel ATSAMD21G18A a 32 bit che integra l’architettura ARM Cortex M0+, l’ESP8266 per la comunicazione via Wi-Fi, uno slot micro SD e ben 32 pin. Una completissima piattaforma IoT in una scheda dalle dimensioni ridotte.
OpenBuilds, guide lineari per maker
OpenBuilds è una community di progetti open hardware nata attorno a delle innovative, economiche e modulari guide lineari assemblabili il cui crowdfunding è stato completato con successo nel 2013. È possibile realizzare progetti diversi andando dalle stampanti 3D alle macchine CNC fino a sistemi più specifici come ad esempio un carrello per realizzare movimenti automatizzati di una fotocamera.
Circuito.io, la progettazione in un attimo
Circuito.io è un software as a service alternativo a 123d di Autodesk, per creare progetti basati sulla famiglia di schede Arduino in modo semplice e intuitivo. A partire da un generico schema a blocchi specificato con un drag & drop dall’utente, crea in automatico le schematiche dei collegamenti, il codice (incluse le librerie meglio adatte al progetto, tra quelle caricate nel database della piattaforma) e la lista dei componenti necessari.
CadSoft Eagle, progettazione PCB per tutte le tasche
Dopo 25 anni di sviluppo e l’acquisto da parte di Autodesk, il team CadSoft ha mostrato alla fiera il proprio software di punta, Eagle. Il programma permette di progettare PCB in modo semplice dividendo il lavoro in tre sotto-aree: progettazione delle schematiche, gestione del layout e generazione del routing. Il pacchetto è disponibile per Windows, Linux e Mac e viene distribuito in tre versioni commerciali e tre che non permettono l’utilizzo in ambito business, tra cui quella FREE e quella dedicata agli studenti.
Computarte, il PC che arreda casa
Il computer come complemento d’arredo. Computarte si è concentrata su tower per PC artistici, colorati e innovativi, realizzati in resina poliuretanica e dotati di un sistema di raffreddamento brevettato. Sono particolarmente adatti ad essere utilizzati come server casalinghi, ad esempio per funzioni di storage condiviso, e quindi per situazioni dove non è necessaria la loro vicinanza a un display.
CapCasc, il PC fatto a sfere
L’obiettivo del progetto CapCasc è quello di rivoluzionare il mondo del computer, portandolo in un’era modulare. Si tratta di una struttura dotata di un modulo principale (Casc), al cui interno si trova un Raspberry Pi, e di moduli supplementari (Cap) che presentano una forma sferica e in cui sono alloggiati vari dispositivi interfacciabili con il centro di controllo. Tra questi: moduli GPU, CPU, FPGA… le possibilità sono ampie. Il progetto, seppur ancora in beta e con una campagna di crowdfunding alle porte, punta a un design futuristico e più funzionale rispetto ai cluster odierni.
L’illuminazione modulare di D-TWELVE
D-TWELVE della startup italiana Plato Design è un sistema di illuminazione costituito da elementi di design creati sfruttando l’accoppiamento magnetico per realizzare un sistema modulare e personalizzabile in tutta sicurezza. Solo il primo elemento viene alimentato in modo classico, gli altri prendono energia dall’accoppiamento magnetico facilitando così la creazione di forme personalizzate.
All in Wall: murare arte e luce
Illuminotecnica ad alta tecnologia quella di All in Wall, che produce pannelli luminosi che sfoggiano produzioni artistiche e le utilizzano a proprio vantaggio per massimizzare giochi di luce controllabili elettronicamente, anche tramite applicazione per smartphone e pannello Web (è stato dimostrato anche uno sperimentale metodo di controllo basato su un lettore di onde cerebrali in grado di adattare l’illuminazione all’umore). Oltre a fornire il servizio di realizzazione e installazione del pannello, l’azienda offre la personalizzazione del design e collabora con numerosi artisti.
Diana, la lanterna hi-tech
Una rivisitazione moderna della classica lanterna, capace di variazioni di colore e atmosfera a seconda della prossimità alle basi di ricarica distribuite nel proprio ambiente. A rendere possibile il tutto è un sistema basato su Arduino che riconosce la specifica base tramite un RFID. Un accelerometro consente di accendere la lampada quando viene afferrata, mentre grazie a un microfono è possibile completare l’esperienza-lanterna spegnendola con un semplice soffio.
I giochi di luce di Rollover
Un simpatico (doppio) gioco creato per stimolare la coordinazione motoria e la memoria tramite l’uso di led RGB. Riprende in modo tecnologico il classico gioco delle formine, premiando con la variazione del colore quando il bambino mette l’oggetto nel posto giusto, ma senza segnalarne l’errore per non mortificarlo. Inoltre girandolo si ha un sistema che trasmette una sequenza luminosa che dovrà essere poi ripetuta in modo da stimolare le funzioni mnemoniche.
BioPile, coltivazione modulare
BioPile è un sistema di coltivazione ad accrescimento controllato composto da celle modulari stampate in ABS. Permette di automatizzare e monitorare la coltivazione di colture biologiche in un formato salvaspazio; una sorta di orto verticale composto da un massimo di 4 colture e una base che funge da booster: riserva di acqua, additivi nutrienti per le piante e l’elettronica di controllo.
Tetris in salsa Ikea
Piccolo ma interessante progetto portato dallo stand di Futura Elettronica. Il team, partendo da un tavolino hacker-friendly dell’Ikea, il Lack, ha costruito una versione arcade di tetris usando una matrice di led per rappresentare i classici blocchetti del videogioco.
Constellation Umbrella
Un ombrello dotato di tracker GPS, accelerometro e giroscopio, che combina il tutto per fornire informazioni sulla costellazione verso la quale viene puntato. La demo è stata fatta con l’ausilio di un PC, ma nella to do list del suo inventore Robert Fritzsimmons c’è l’idea di utilizzare il projection mapping per mostrare queste informazioni sulla superficie interna dell’ombrello. Non è difficile immaginare che una volta perfezionato il prototipo potrebbe essere utilizzato per visualizzare informazioni più pragmatiche tipo… il meteo?
Le magliette interattive di Panda Mannaro
Con molta fantasia i ragazzi di Panda Mannaro hanno proposto, con design originali, delle magliette interattive. Grazie alla loro applicazione sarà possibile interagire con i disegni. Ad esempio, è possibile tirare i dadi della maglietta Dungeon Master, scoprire la storia di Miyamoto Musashi con quella del Panda Mannaro vestito da samurai oppure, con quella della loro mascotte intenta a suonare la batteria, riprodurre una canzone attraverso lo smartphone interagendo col chip RFID integrato nella t-shirt.
Augmenta VRSEUM, realtà aumentata drag&drop
Augmenta di Pietro Feltrinelli è un’azienda italiana specializzata in virtual reality e nella produzione di video e applicazioni a 360 gradi e in realtà aumentata. Oltre a concedere a molti visitatori della fiera il loro primo assaggio di VR, hanno presentato VRSEUM, una piattaforma VR pensata per musei, PA e gallerie d’arte che permette la generazione semplificata di un ambiente 3D navigabile online dagli utenti. Non occorrono particolari conoscenze: tutto ciò che è necessario fare è il banale caricamento di fotografie o file generati dai comuni programmi di modellazione 3D.
Roborig, la telepresenza di Eigen Studio
Il robot per la telepresenza Roborig dietro le quinte utilizza la più popolare libreria libera per la computer vision: OpenCV. Grazie ad essa Eigen ha introdotto in maniera semplice informazioni sulla profondità nella realtà aumentata che il dispositivo trasmette al visore dell’utente. Il team è ancora alla ricerca del miglior compromesso tra costi, prestazioni e facile reperibilità per gli occhi-videocamere.
Drones Bench, banco di collaudo per la flotta di droni
Il numero di aziende che offre servizi basati sui droni e di istituzioni accademiche che adoperano gli UAV (Unmanned Aerial Vehicle) nei loro progetti di ricerca è in forte aumento. Officina Droni si rivolge direttamente a loro con Drones Bench, una piattaforma compatta e integrata, anche trasportabile, di collaudo per droni. Drones Bench è in grado di misurare i parametri di componenti vitali come IMU, ESC e batterie, alla ricerca di anomalie in termini di corrente assorbita e temperature che spesso si presentano improvvisamente e sono pertanto difficili da monitorare. Drones Bench è in grado di monitorarli anche durante la vita del drone, paragonandoli alla baseline misurata all’acquisto del prodotto. Le piattaforme sono disponibili in due versioni a seconda della dimensione del drone da testare, dagli 8mila ai 17mila euro: chiaramente il prezzo si rivolge a chi deve salvaguardare investimenti che possono arrivare anche a 50.000 euro per singolo esemplare. Officine Droni offre anche la formazione per l’utilizzo del prodotto e sta valutando la sostenibilità economica per un franchising delle proprie strutture.
Manuale operativo per droni
Lo studio legale Array, che come tradisce il nome è specializzato nelle tematiche normative applicate al mondo digitale come copyright, privacy, licensing, ha rilasciato durante la MFR di quest’anno l’adattamento italiano del Drone Journalism Operation Manual. Il documento è sotto licenza creative commons, e contiene tutta una serie di puntatori alla normativa italiana vigente per l’utilizzo dei droni. Anche se il documento ha come target una specifica applicazione (l’utilizzo a fini giornalistici) contiene informazioni utili a 360 gradi sul framework legale italiano corrente per chi voglia addentrarsi nel mondo degli UAV.
Paper8, vivere il mare a barche spiegate
Un’intera gamma di barche ripiegabili, da 34 chili di peso e dotate di ruote per muoverle comodamente a terra. Una volta ripiegata, l’imbarcazione Paper8 può essere facilmente trasportata sul portapacchi dell’automobile. Il sistema di piegatura (che l’azienda ha brevettato) è facilmente utilizzabile, tanto che molti visitatori dello stand con poche semplici istruzioni da parte del team sono riusciti ad effettuarla senza nessuna esperienza pregressa.
The Hyperboard, lo skateboard interattivo
Il team di Faraday Motion ha prototipato un nuovo modo per muoversi agilmente in città. Si tratta di Hyperboard, uno skateboard interattivo capace di essere controllato dai movimenti dell’utente, grazie al giroscopio integrato o sfruttando l’app per smartphone. Questo mezzo è completamente open hardware e in questa fase sperimentale, dov’è necessaria la prototipazione rapida, la struttura è stampabile in 3D. Nella versione finale, che sarà sempre open, si passerà a materiali e processi costruttivi più resistenti, mantenendo una struttura modulare capace di un alto livello di personalizzazione.
e-Round, la rotonda ecosostenibile
Un modo innovativo di proporre una rotonda stradale in modo che possa essere energeticamente autonoma e sostenibile.
All’interno della rotonda infatti è presente un serbatoio nel quale viene raccolta l’acqua piovana utilizzata per innaffiare l’aiuola della rotonda stessa. L’alimentazione elettrica per illuminazione della rotonda e della pista ciclabile, oltre che per il sistema di irrigamento, arriva da una pala eolica posta al centro della stessa, da un sistema di pannelli solari e da un sistema di attuatori meccanici collocati sotto il manto stradale e attivati dal passaggio delle auto.
I pianoforte modulari di Ottavia e Piano de Voyage
Ottavia, un progetto dell’ingegnere Silvio Scena, consiste in una tastiera modulare in cui ogni blocco può operare in modalità stand-alone, fornisce 12 tasti dinamici (una ottava in termini musicali) e può essere successivamente combinato con gli altri per comporre una tastiera completa molto più facilmente trasportabile. Il crowdfunding ha finora raccolto il 10 per cento di quanto occorre per cominciare la produzione del prototipo.
Piano De Voyage ha proposto un’idea simile a Ottavia, ma focalizzata su una tastiera con supporto allo standard MIDI, con 2 ottave per modulo e sulla possibilità di stampare in 3D i componenti del piano (telaio e tasti).
DJ poliedrici con Sonic Geometry
Poliedri stampati in 3D dotati di accelerometri che vengono attivati dal movimento, la cui intensità e direzione viene utilizzata dal loro inventore, Michael J. Samuels, per sostituire i classici “piatti” da DJ mixando suoni, musica e colori (le forme sono tutte dotate di strip led RGB) in modo innovativo.
Gli strumenti sostenibili di Vinbox
I latino-americani VinboxDevs hanno presentato (con continue jam session) una serie di strumenti musicali fai-da-te, open hardware, che hanno l’obiettivo di facilitare l’apprendimento di come funzionano e porre l’accento sullo stato dell’arte nella produzione sostenibile di strumenti digitali.
Robot che se le suonano di santa ragione
Mentre gli umani facevano innovazione musicale tra gli stand, tra il padiglione 7 e 8 il complesso interamente composto da robot, gli One Love Machine, creati dal berlinese Kolja Kugler, esibiva ogni due ore il suo repertorio anarco-punk. La produzione musicale è probabilmente rivedibile, ma il lavoro svolto da Kugler nell’espressività, nei movimenti e nell’interazione tra i musicisti metallici e il pubblico è veramente minuzioso e ha prodotto ottimi risultati in tanti anni di affinamento.
La denuncia di “1984”, versione gadget
L’artista Arnau Tàsies è un poster boy di come Arduino abbia reso accessibile anche a non-elettronici l’utilizzo della tecnologica come mezzo espressivo. Alla Maker Faire ha dimostrato 1984, un dispositivo di tracciamento omonimo del romanzo distopico di George Orwell. Il prototipo utilizza il riconoscimento facciale del Kinect di Microsoft per seguire i movimenti di una persona all’interno di una stampa, postandone automaticamente le immagini su un profilo social. L’intento non è tanto pratico ma di denuncia, incentivando il pubblico alla consapevolezza della fragilità della propria privacy.
MySignals by Cooking Hacks
Cooking Hacks è un negozio online di strumentazione elettronica che, come il più popolare Adafruit, si cimenta in progetti originali per nuove shield destinate ad applicazioni particolari. Alla MFR hanno presentato MySignals, una piattaforma di sviluppo per dispositivi medicali a basso costo, capace di tenere traccia di oltre 20 parametri biometrici in un gadget compatto e dall’interfaccia semplice. Al momento mancano le certificazioni necessarie per l’utilizzo nelle strutture ospedaliere, ma l’obiettivo a lungo termine è permettere lo sviluppo di macchinari più complessi dando loro un vantaggio nel rapporto qualità/prezzo rispetto a ciò che è attualmente presente sul mercato.
Watly, il computer per generare sostenibilità
Pensato per risolvere i problemi delle zone remote, Watly è un computer che utilizza l’energia elettrica derivata da pannelli solari per purificare l’acqua da agenti contaminanti e fare da hub di comunicazione (anche con connettività Internet). Il progetto al momento è in una fase embrionale: tramite una campagna su Indiegogo si cercano i fondi per poter costruire la versione finale che dovrebbe riuscire a servire una comunità di 3.000 persone.
Noon Talk, lo smartphone per gli anziani
Noon Talk è lo smartphone dedicato agli anziani e alle persone che per un motivo o per un altro non riescono ad usare uno smartphone. È stato sviluppato da 21am, startup che crea soluzioni per persone in difficoltà. I parenti potranno monitorare lo stato dei propri cari in qualsiasi momento potendo interagire in tempo reale grazie al GPS e al 3G integrato. Grazie all’app per smartphone si potranno aggiungere numeri, inserire task nell’agenda e sapere in ogni momento dove si trova il dispositivo. Il design è semplice e funzionale, che riprende lo stile dei telefoni a tastiera ed è stato pensato per avere una ottima durata della batteria grazie alla presenza di uno schermo e-ink, lo stesso montato sugli e-book reader.
We-Lab, microscopio modulare
I ragazzi del team We-Lab hanno proposto un’alternativa smart e soprattutto open ai microscopi moderni. L’obiettivo del progetto è quello di portare nelle scuole un piccolo, economico e affidabile dispositivo di analisi (modulare ed estendibile) per fare ricerche sulla microbiologia. Grazie all’uso di un Raspberry Pi l’utente sarà in grado di esportare le proprie ricerche su dispositivi portatili, come tablet e smartphone, e sulla piattaforma online messa a disposizione dagli sviluppatori.
La mano di Adamo
Il motto degli sviluppatori di Adam’s Hand è “La nostra Mission è trasformare le disabilità in nuove Possibilità“. La protesi, a differenza delle altre, usa un unico motore per garantire 15 gradi di libertà ed effettua una distribuzione automatica della coppia fra le dita. Il tracciamento dei movimenti dell’utente viene operato dal bracciale Myo annegato nella protesi ed utilizza i dati degli elettrodi EMG rettificati e filtrati, del modulo IMU a 9 assi, che vengono poi dati in pasto a un algoritmo che affina l’intero sistema nel corso del tempo.
RoboSec, droidi di pattuglia
Il team di RoboSec ha fuso il concetto di automazione con quello della sicurezza creando così una gamma di robot adatti a compiti di monitoraggio. Fra i prototipi proposti troviamo iBOH, che rappresenta la principale piattaforma del progetto essendo in grado di adattarsi ad ogni situazione ambientale; Plutarco, che grazie alla sua robustezza si adatta ai compiti più difficili come lavorare nel campo dell’agricoltura; Myzharbot, per il monitoraggio di ambienti esterni, e Panther che con la sua stazza è adatto per l’esplorazione.
Vichi, robot educational
Vichi è una piattaforma educativa creata con l’intento di far avvicinare i giovani alla programmazione, esercitandola su di un piccolo robot. L’ambiente comprende un IDE che sfrutta il principio della programmazione a blocchi, già visto in tool di sviluppo come Scratch, completamente sviluppato in Java, oltre al robot che è capace di seguire i movimenti, riconoscere i colori e svolgere determinate azioni sfruttando i motori di cui è composto.